NOME IN CODICE UCRAINA

E’ stato un grande onore poter partecipare e contribuire alla conferenza stampa di un’iniziativa che ha messo al centro la gentilezza, la solidarietà, l’inclusione sociale e la voglia di raccontare storie di persone meno fortunate di noi, che vivono situazioni “complicate” e che ci fanno riflettere e comprendere come alcuni nostri problemi quotidiani se confrontati possono dimostrarsi superflui, leggeri e quasi ridicoli.

Il 14 dicembre a Roma, presso la sala conferenze della Camera dei Deputati, con Assogiocattoli, Maria Chiara Gadda, Lorenzo Tucci Sorrentino (Cranio Creations), Città del Sole e alcune Associazioni del terzo settore, abbiamo parlato della forza e dell’importanza del gioco, del ruolo fondamentale che svolge nel corso delle nostre vite e di come può davvero influenzare la crescita e la nostra formazione da adulti.

Ed è in questo contesto che Cranio Creations, la casa editrice italiana specializzata in giochi da tavolo, ha deciso supportare i rifugiati ucraini in Italia con la creazione di una versione bilingue ucraino-italiano del suo famoso gioco di parole #NomeInCodice. Basandosi sulla consapevolezza che il gioco è un diritto fondamentale per lo sviluppo cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei bambini e degli adolescenti, (come riconosciuto dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite), Nome In Codice Ucraina è distribuito gratuitamente alle associazioni impegnate nell’accoglienza dei profughi e alle famiglie ospitanti.

Il gioco è stato adattato per facilitare l’apprendimento e l’integrazione linguistica tra i rifugiati ucraini e la comunità italiana: le carte presentano trascrizioni fonetiche e traduzioni, consentendo ad entrambe le realtà di apprendere nuove parole in modo divertente e intuitivo. Questo approccio ludico, permette ai rifugiati di familiarizzare con l’ambiente circostante attraverso un’attività e uno spazio, dove possono sentirsi sicuri e accettati. L’interazione che ne deriva non solo stimola la mente, ma incoraggia anche la creazione di legami sociali, riducendo la sensazione di isolamento che molti rifugiati possono sperimentare.


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